Foucault propone un rapporto tra sesso e potere: contro la visione di una natura sessuale vera, originaria, che il potere tenterebbe di reprimere e sottomettere, egli vede la sessualità come dispositivo costruito e tenuto in vita dal potere stesso. Nota come in epoca moderna si assista non tanto ad un occultamento dei discorsi sul sesso quanto ad una loro eccezionale proliferazione, che rivela una nuova volontà. La sessualità è vera e propria istituzione della modernità.
 La sessualità come dispositivo costruito e tenuto in vita dal potere stesso   
Il sapere, inteso come organizzazione dell’informazione, come produzione e mantenimento di discorsi validi e accettati come veri, è la forma di potere più rappresentativa. La “positività” del potere e la sua funzione costruttiva sono legati alla capacità di creare i referenti del proprio discorso attraverso l’atto di nominarli e di produrre sapere e conoscenze su di essi. Il potere non agisce esteriormente su elementi, gruppi, identità originariamente presenti nella società;  il potere, in modo molto più complesso, li produce e li avvolge nella loro definizione.
La sessualità è un dispositivo creato dal potere stesso nel momento in cui la costituisce come oggetto dei propri discorsi e delle proprie pratiche: la sessualità si è costituita come campo di conoscenza a partire da relazioni di potere che l’hanno costituita come oggetto possibile. Sapere e potere rivelano così la loro immanenza, che rende illusoria sia l’idea di una ricerca obiettiva sulla sessualità, sia qualsiasi strategia di emancipazione e liberazione sessuale, non esistendo alcuna dimensione originaria da recuperare.
 Il potere non è sopra la società, ma dentro..lavora nel piccolo.. si forma dal basso..  
Per questo non possiamo pensare al potere come una sovrastruttura che agisce sugli elementi sociali dall’esterno: le relazioni di potere sono coesistenziali e immanenti agli altri tipi di rapporti (relazioni economiche, sessuali, sociali …) ed hanno un ruolo produttivo su di essi. In una simile prospettiva, ad esempio, la relazione di potere tra donne e uomini non deve essere semplicisticamente interpretata come: gli uomini hanno il potere, le donne lo subiscono; bisogna analizzare il significato delle categorie  “uomini” e “donne”, interrogarsi sulla loro costruzione, comprendere come il potere agisce nella loro stessa composizione, come organizza la loro differenza e il loro squilibrio, in che modo presieda alla loro comprensibilità. L’onnipresenza del potere non implica la presenza di un centro che impone dall’alto un’ideologia: il potere non è sopra la società, ma dentro, non solo nelle aule parlamentari e in quelle giudiziarie, ma, lavora nel piccolo, in infinte pratiche che coinvolgono gli apparati di famiglia, economia, istituzioni; si forma dal basso, dai molteplici rapporti che avvolgono in ogni momento la società: si produce in ogni istante, in ogni punto, o piuttosto in ogni relazione fra un punto ed un altro.
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Foucault propone un rapporto tra sesso e potere: contro la visione di una natura sessuale vera, originaria, che il potere tenterebbe di reprimere e sottomettere, egli vede la sessualità come dispositivo costruito e tenuto in vita dal potere stesso. Nota come in epoca moderna si assista non tanto ad un occultamento dei discorsi sul sesso quanto ad una loro eccezionale proliferazione, che rivela una nuova volontà. La sessualità è vera e propria istituzione della modernità.
La sessualità è un dispositivo creato dal potere stesso nel momento in cui la costituisce come oggetto dei propri discorsi e delle proprie pratiche: la sessualità si è costituita come campo di conoscenza a partire da relazioni di potere che l’hanno costituita come oggetto possibile. Sapere e potere rivelano così la loro immanenza, che rende illusoria sia l’idea di una ricerca obiettiva sulla sessualità, sia qualsiasi strategia di emancipazione e liberazione sessuale, non esistendo alcuna dimensione originaria da recuperare.
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Il sapere, inteso come organizzazione dell’informazione, come produzione e mantenimento di discorsi validi e accettati come veri, è la forma di potere più rappresentativa. La “positività” del potere e la sua funzione costruttiva sono legati alla capacità di creare i referenti del proprio discorso attraverso l’atto di nominarli e di produrre sapere e conoscenze su di essi. Il potere non agisce esteriormente su elementi, gruppi, identità originariamente presenti nella società;  il potere, in modo molto più complesso, li produce e li avvolge nella loro definizione.
Per questo non possiamo pensare al potere come una sovrastruttura che agisce sugli elementi sociali dall’esterno: le relazioni di potere sono coesistenziali e immanenti agli altri tipi di rapporti (relazioni economiche, sessuali, sociali …) ed hanno un ruolo produttivo su di essi. In una simile prospettiva, ad esempio, la relazione di potere tra donne e uomini non deve essere semplicisticamente interpretata come: gli uomini hanno il potere, le donne lo subiscono; bisogna analizzare il significato delle categorie  “uomini” e “donne”, interrogarsi sulla loro costruzione, comprendere come il potere agisce nella loro stessa composizione, come organizza la loro differenza e il loro squilibrio, in che modo presieda alla loro comprensibilità. L’onnipresenza del potere non implica la presenza di un centro che impone dall’alto un’ideologia: il potere non è sopra la società, ma dentro, non solo nelle aule parlamentari e in quelle giudiziarie, ma, lavora nel piccolo, in infinte pratiche che coinvolgono gli apparati di famiglia, economia, istituzioni; si forma dal basso, dai molteplici rapporti che avvolgono in ogni momento la società: si produce in ogni istante, in ogni punto, o piuttosto in ogni relazione fra un punto ed un altro.
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